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al testo di Emanuele Zeta
Un passero
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Da sopra le sbarre d’una panca lo spiavo: leggero, fragile, indifeso tra i venti ai più forti, alle correnti, concorrenti, beccava meccanico l’arido cemento e non parlava; monotono a tratti scambiava lo sguardo mio triste col guardo suo triste di pianto e non spauriva, forse non soffriva; spariva, tornava, era dietro la gamba nera. Entrambi eravamo in gabbia.
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Emanuele Zeta
- 07/03/2012 13:25:00
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Grazie per i complimenti. Domenico, ho letto diverse delle tue poesie, e dire che le ho apprezzate moltissimo sarebbe usare un eufemismo, quindi mi fanno molto piacere i tuoi apprezzamenti. Non suono nessuno strumento, purtroppo, ma cosè questa storia del passero violinista? è una poesia? se si, mi piacerebbe leggerla, come la trovo?
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Silvia De Angelis
- 06/03/2012 21:40:00
[ leggi altri commenti di Silvia De Angelis » ]
Molto intensi questi versi dai toni originali
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Domenico Morana
- 06/03/2012 20:15:00
[ leggi altri commenti di Domenico Morana » ]
EmanueleZ, ... mha ricordato un "passero" violinista conosciuto tanto tempo fa... Lui era in gabbia, ma quello nella tua poesia no. Non è che anche tu suoni il violino? Scherzo, ovviamente. Bella poesia. Mi piace.
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Emanuele Zeta
- 06/03/2012 18:16:00
[ leggi altri commenti di Emanuele Zeta » ]
Grazie per lapprezzamento ;-)
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Teresa
- 06/03/2012 18:14:00
[ leggi altri commenti di Teresa » ]
concordo, bella!
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Carla de Falco
- 06/03/2012 18:13:00
[ leggi altri commenti di Carla de Falco » ]
bella.
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